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Vi portiamo in Sicilia sulla "Cresta del Gallo": qui trovi tesori (inesplorati) dell'entroterra

Balarm Icona orologio 10 mesi fa
Vi portiamo in Sicilia sulla "Cresta del Gallo": qui trovi tesori (inesplorati) dell'entroterra
L’entroterra trapanese nasconde tesori inesplorati e ambienti sconosciuti. Spesso, entrambi gli aspetti creano un itinerario perfetto come il sito archeologico di Mokarta. La cittadina di Salemi dista circa 5 km e lascia spazio ai profumi intensi delle colline circostanti.

Un monte dalla forma ovale cattura l’attenzione dei visitatori con la cima (Cresta di Gallo) che sovrasta l’intera area. Rappresenta l’esatta cornice di uno degli insediamenti più significativi della tarda Età del Bronzo. Il sito copre una superficie di circa 30 ettari e abbraccia uno spazio temporale ampio.

I contesti compongono una struttura definita e vicina alle abitudini rurali che da sempre rappresentano una delle caratteristiche della Sicilia interna. Le prime indagini furono compiute negli anni Settanta e fu rinvenuta una necropoli.

È costituita da un centinaio di tombe scavate nella roccia e presentano una forma “a grotticella” (a pianta circolare di m.1,50). Alcune di esse sono complete di dromos (corridoio di accesso) intagliato nella parete rocciosa e con volta a calotta od ogivale.
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Ospitavano più inumati con corredo funebre arricchito da coppe su alto piede e ciotole. Gli scavi successivi hanno portato alla luce un’altra necropoli nella zona Sud (parte occidentale). Fa parte dei ritrovamenti anche il villaggio di Mokarta. Fu il centro più grande che precedette la fondazione di Selinunte e sorgeva in una posizione favorevole.

Le strutture abitative sono state rinvenute nel 1994 grazie alla Soprintendenza per i Beni Archeologici della provincia di Trapani. L’antico insediamento era organizzato da capanne a pianta circolare con doppio ingresso “a forbice" o "tenaglia". Una rara forma di regolarità che ha lasciato sorpresi gli archeologi. Ad oggi, mancano gli elementi per verificare la loro funzione.

L’alzato doveva essere costituito da argilla, legno e impiantato su un muretto spesso. La copertura era probabilmente a tholos con apertura centrale per la fuoriuscita del fumo. Alcune abitazioni hanno ambienti quadrangolari. Essi avevano (probabilmente) una funzione di magazzino. Molti studiosi identificano Mokarta come sito di origine sicana. Il centro fu devastato nell’ XI sec. a.C. da un incendio.

Il ritrovamento di uno strato di detriti dimostra la devastazione totale con un repentino abbandono e la sconfitta patita contro gli ethnos elimi.

Difatti, è stato ritrovato lo scheletro di una donna in prossimità dell’ingresso - aveva un vaso tra le mani e rimase schiacciata dal crollo mentre stava scappando. Le spedizioni archeologiche hanno battuto l’intera zona con scavi continui e volti alla ricerca di tracce post-incendio.

È stato compiuto un salto temporale fino al periodo medievale con il ritrovamento dei ruderi di un castello. Le notizie sono scarne e risalgono al 1310 quando, un esponente della famiglia Sanclemente, divenne signore del feudo di “Gibilichaleph” e successivamente chiamato di Mucharda e poi Moxharta.

Il feudo, dopo la morte di Pedro Sanclemente, passò nelle mani di altri eredi. In seguito il casale fu fortificato e indicato come castello. Ebbe una vita breve (come citato da Fazello). Lo stesso afferma dell’esistenza della rocca di Mokarta: civile, abbondante di acque e piante domestiche. Gli abitanti del castello erano chiamati Semellitani e vivevano nel luogo delle delicatezze e dei piaceri.

Fu costruito con massi provenienti dalla spietratura agricola. Fino al dopoguerra conservava ancora qualche struttura in elevato. Non sono stati approfonditi gli studi al suo riguardo e rimane indecifrabile la forma strutturale della fortezza. Sono stati avviati dei progetti per valorizzare il sito e, forse, qualcosa si muove in tal senso.

L’unicità dell’ambiente ammalia i singoli visitatori e merita l’inserimento nei circuiti archeologici della Sicilia Occidentale. Nonostante gli scavi clandestini, parte degli utensili si trovano custoditi nei musei.

Un altro assaggio delle bellezze di cui siamo fieri promotori per non dimenticare i nostri antenati.

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