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È tra i più belli d'Italia e sovrasta Taormina: il borgo di Castelmola e i suoi itinerari (mozzafiato)
Balarm
più di 3 anni fa
«Noi prendiamo la Calabria con le mani quando non c'è foschia e siamo in grado di ammirare più città contemporaneamente dal nostro Belvedere che è il salotto di Castelmola: da un lato la Perla dello Jonio con Isola Bella, dall’altro Catania con il suo cuore - l’Etna fino a Siracusa».
«Grazie ai nostri due percorsi naturalistici, uno a valle che va verso Taormina ed uno a monte che va verso il Monte Venere che è il rilievo più alto di Castelmola, abbiamo due visuali che fanno tremare i polsi ed invitiamo tutti a lasciarsi ammaliare ed assaporare la bellezza con i propri occhi».
Ad affibbiare questa sognante descrizione a Castelmola è il Sindaco del Comune jonico di Messina, Orlando Russo, che spera in una ripresa concreta anche dibattendo sui nuovi risvolti dell’architettura sostenibile a settembre.
Un ascensore panoramico con una cabina tutta a vetri ed una capienza per quattro persone permetterà finalmente di valorizzare la veduta incantevole dal Castello di Mola, conquistando uno spazio indimenticabile che sembra, al momento, un luogo ameno e leggendario ma poco agevole da raggiungere, tranne che per quelle persone robuste e potenti nei muscoli ed abituati ad effettuare le escursioni a media difficoltà.
Tra un mese o poco più, queste rovine non saranno una “mission impossible” ma un rilancio del turismo di Castelmola, quella piccola località considerata uno dei borghi più belli d’Italia (con 1350 anime, d’estate quadruplicate) che sovrasta Taormina in tutta la sua maestosità e “che cerca e stringe la mano alla Calabria”. Il Comune jonico è uno dei fondatori dell’associazione privata “Borghi più belli d’Italia” che raduna i piccoli centri con “spiccato interesse storico ed artistico” mentre il Sindaco Russo è Presidente dell’Unione dei Comuni (in cui a rientrare sono Taormina, Giardini Naxos, Letojanni, Gallodoro e Mongiuffi Melia).
«Stiamo completando l’ascensore che dalla piazza principale del Comune (piazza Sant’Antonio del 1954, all’altezza della Madonnina che dista pochi metri) conduce al Castello di Mola, così da rendere fruibile pure questa fortificazione sia per le visite turistiche sia per assistere agli spettacoli, diventati un miraggio per una Sicilia che si appresta a virare al colore giallo.
La consegna dei lavori avverrà il prossimo settembre e non abbiamo potuto calendarizzare i possibili eventi, a causa degli ingressi contingentati e del disagio oggettivo di salire fino al Castello senza l’attivazione della struttura mobile.
Non conosciamo ancora il futuro del fenomeno culturale».
Logisticamente, da una parte si procede verso il “Bar Turrisi” (in Via Papa Pio IX n. 19), conosciuto a livello internazionale come “Bar delle minchie” (senza offese per nessuno, visto che questo termine in siciliano è utilizzato in tante sfaccettature esclamative), dall’altra si va al Belvedere, da dove si può rimanere solo incantati da un panorama mozzafiato. Tutto qui (nelle stradine, nei sentieri, nei gusti e negli odori dei piatti locali) è intriso di storia e di spunti coloriti che demandano la realtà dei fatti anche alla mitologia.
Uno dei percorsi turistici che ha inizio dalla Contrada Annunziata arriva direttamente a Monte Venere e alle cosiddette “Scalazze”, che rappresentano la storia di Lady Chatterley (a cui lo scrittore David Herbert Lawrence si è ispirato per il suo libro).
L’amante della liaison sarebbe stato un mulattiere di origine castelmolese Peppe D’Allura che con la protagonista ovvero la moglie inglese dello stesso autore (la baronessa Frieda von Richthofen) avrebbe intessuto una relazione, durata circa un anno e mezzo. Un tradimento scaturito dal fatto che la donna si recava tutti i giorni dall’amica Betty da Taormina a Castelmola in un tragitto scosceso e con la necessità di spostarsi con i servigi di questo mulattiere.
Insomma, galeotto fu un casolare durante un acquazzone per i due che si trasformarono nel gossip dei primi anni Venti del Novecento: un’epoca in cui tutto era scandalo ancor di più in Sicilia, figurarsi i dettagli di un rapporto extraconiugale, narrati poi al marito romanziere.
Le Scalazze furono costruite appositamente per portare i nobili in campagna lungo questo percorso e attraversano anche la “Grotta dei Monaci” che passa al di sotto di Monte Venere e dove si dice che sia stato sacrificato un bambino da una donna che è stata scaraventata e ammazzata da un serpente sul Monte Venere. In questa grotta, pare che i monaci seppellissero i loro tesori. Il suggestivo Monte Venere acquisisce questo nome perché ritrae la Dea della Bellezza e dell’Amore distesa e si trova al lato opposto del Duomo.
Un altro episodio storico che viene associato alle Scalazze e ai pionieri del turismo è quello di Lady Trevillian, che fu sposata con il dottore siciliano Cacciola che l’avrebbe avvelenata nel tempo con il cianuro per motivi politici (nell’eterna lotta tra due fazioni Topi e “Sucaroli” che succhiavano il sangue). La tomba di questa lady è situata in Contrada Francese.
Oltre al Monte Venere, le Scalazze collegano la piazza di Sant’Antonio anche a cinque Contrade. Castelmola ha diciotto contrade con 17 chilometri di territorio e 200 chilometri di strade con il 35% di popolazione al centro e il 65% suddivisi su questi 17 chilometri.
Altro itinerario è la Via dei Saraceni che è localizzata tra Castelmola e Taormina dove c’è la prima chiesa cristiana di questo comprensorio (che appartiene a Castelmola scendendo dal famoso “Bar Turrisi”) ovvero la “Chiesa di San Biagio” e c’è anche la vecchia Milia.
Quando i Saraceni assalgono Taormina, percorrono questa strada distruggendo la Vecchia Milia che era costruita sul Monte Mola e da qui il paese viene chiamato Castelmola. «Questo è un itinerario naturalistico molto interessante che, fino al 2019, portava a Castelmola da giugno a settembre migliaia e migliaia di turisti - sottolinea il Sindaco Russo -.
Poi si è bloccata l’economia con l’epidemia. Attualmente, è molto battuto però si registra il 70% in meno del bacino standard di viaggiatori stranieri». Andando a guardare gli elementi monumentali ed enogastronomici degli itinerari, la Piazza di Sant’Antonio è dedicata alla chiesa omonima ed ospita l’auditorium comunale. La sua superficie presenta una pavimentazione a mosaico di pietra bianca e lavica.
Della realizzazione del Castello di Mola si hanno poche notizie solo all’interno del Duomo, grazie alle lapide murata in cui campeggia una incisione che recita: “Questo castello fu costruito sotto Costantino, patrizio e stratega di Sicilia”. Questa struttura fortificata fu la capofila dell’apparato di difesa del messinese che abbracciava i castelli di Milazzo, Ficarra, Tripi, Castiglione e Francavilla. Si impose a metà del 1300 con Pietro d’Aragona con l’integrazione di mura di cinta mettendo sotto scacco i nemici che avrebbero voluto espugnarla.
Il Duomo di Castelmola o Chiesa Madre o di San Nicola di Bari si apre lateralmente alla piazza di Sant’Antonio sporgendo dunque sul versante dell’Etna e Taormina. Miscela varistili architettonici: dal Romanico al Gotico, dall’Arabo al Normanno. Dalla Chiesa Madre ci si collega alle catacombe sotterranee. San Giorgio che è il patrono di Castelmola trova il suo omaggio nel Duomo con una statua a lui dedicata. Ma ci sono altre due statue del ‘700: quella della Maddalena e della Madonna del Rosario.
La Chiesa di San Biagio ha subito un’operazione di restauro nel 2018. La sua natura è un inno all’imponenza di Dio perché sorge su una roccia, quasi predisposta ed orientata a parlare con l’universo. A pochi passi, nel piazzale adiacente, uno scenario che non ha eguali e che comprende l’Etna, Taormina e il Golfo di Naxos.
Infine, la Chiesa dell’Annunziata che è poco all’esterno dell’agglomerato urbano e risale al 1100. Fu edificata per volontà di Ruggero il Normanno che rispettò il voto fatto allaMadonna, dopo aver vinto la battaglia contro i Saraceni. Per visitare questa chiesa, bisogna appuntarsi che è fattibile solo in determinate cadenze annuali: durante la Festa dell’Assunzione della Madonna in cielo e tutte le prime due settimane di agosto.
Capitolo a parte merita quello delle attività di ristorazione, gelateria e pasticceria che sono delle eccellenze nel mondo quali il Ristorante Pizzeria “La Caverna” (100 metri prima di giungere alla Piazza Sant’Antonio e prima del Belvedere, da cui si domina la Sicilia). Un altro ritrovo di riferimento è l’”Antico Caffè San Giorgio”, la cui origine risale al 1700 come taverna dai monaci.
Ma diventa bar dal 1907 sulla piazza centrale, realizzato dall’antesignano del turismo cioè il cavaliere Vincenzo Blandano che ha inventato nel 1900 il vino alla mandorla (il Blandanino appunto) che è un prodotto tipico di questa area geografica ed è un bianco secco con aromi di mandorle, erbe, agrumi e caramello: in questo magico posto, si trova anche il libro dai Centomila Nomi;
il “Bar Turrisi” di cui abbiamo accennato la peculiarità di avere come icona l’organo genitale maschile nei diversi arredi e soprammobili: qui, si sono alternati personaggi che bramavano la libertà e la pace come Lawrence, Oscar Wilde, Thomas Mann e Goethe; la nota Pasticceria e Gelateria “I Pititti di Stefania” (in Via Papa Pio IX) che produce ottime granite all’anguria eall’arancia e il gelato alla cassata con la brioche e, per concludere, la Trattoria “Il Vicolo” (Via Papa Pio IX n. 26) a conduzione famigliare e cucina regionale tradizionale, dove si possono assaggiare particolari sughi a base di totani
«Grazie ai nostri due percorsi naturalistici, uno a valle che va verso Taormina ed uno a monte che va verso il Monte Venere che è il rilievo più alto di Castelmola, abbiamo due visuali che fanno tremare i polsi ed invitiamo tutti a lasciarsi ammaliare ed assaporare la bellezza con i propri occhi».
Ad affibbiare questa sognante descrizione a Castelmola è il Sindaco del Comune jonico di Messina, Orlando Russo, che spera in una ripresa concreta anche dibattendo sui nuovi risvolti dell’architettura sostenibile a settembre.
Un ascensore panoramico con una cabina tutta a vetri ed una capienza per quattro persone permetterà finalmente di valorizzare la veduta incantevole dal Castello di Mola, conquistando uno spazio indimenticabile che sembra, al momento, un luogo ameno e leggendario ma poco agevole da raggiungere, tranne che per quelle persone robuste e potenti nei muscoli ed abituati ad effettuare le escursioni a media difficoltà.
Tra un mese o poco più, queste rovine non saranno una “mission impossible” ma un rilancio del turismo di Castelmola, quella piccola località considerata uno dei borghi più belli d’Italia (con 1350 anime, d’estate quadruplicate) che sovrasta Taormina in tutta la sua maestosità e “che cerca e stringe la mano alla Calabria”. Il Comune jonico è uno dei fondatori dell’associazione privata “Borghi più belli d’Italia” che raduna i piccoli centri con “spiccato interesse storico ed artistico” mentre il Sindaco Russo è Presidente dell’Unione dei Comuni (in cui a rientrare sono Taormina, Giardini Naxos, Letojanni, Gallodoro e Mongiuffi Melia).
«Stiamo completando l’ascensore che dalla piazza principale del Comune (piazza Sant’Antonio del 1954, all’altezza della Madonnina che dista pochi metri) conduce al Castello di Mola, così da rendere fruibile pure questa fortificazione sia per le visite turistiche sia per assistere agli spettacoli, diventati un miraggio per una Sicilia che si appresta a virare al colore giallo.
La consegna dei lavori avverrà il prossimo settembre e non abbiamo potuto calendarizzare i possibili eventi, a causa degli ingressi contingentati e del disagio oggettivo di salire fino al Castello senza l’attivazione della struttura mobile.
Non conosciamo ancora il futuro del fenomeno culturale».
Logisticamente, da una parte si procede verso il “Bar Turrisi” (in Via Papa Pio IX n. 19), conosciuto a livello internazionale come “Bar delle minchie” (senza offese per nessuno, visto che questo termine in siciliano è utilizzato in tante sfaccettature esclamative), dall’altra si va al Belvedere, da dove si può rimanere solo incantati da un panorama mozzafiato. Tutto qui (nelle stradine, nei sentieri, nei gusti e negli odori dei piatti locali) è intriso di storia e di spunti coloriti che demandano la realtà dei fatti anche alla mitologia.
Uno dei percorsi turistici che ha inizio dalla Contrada Annunziata arriva direttamente a Monte Venere e alle cosiddette “Scalazze”, che rappresentano la storia di Lady Chatterley (a cui lo scrittore David Herbert Lawrence si è ispirato per il suo libro).
L’amante della liaison sarebbe stato un mulattiere di origine castelmolese Peppe D’Allura che con la protagonista ovvero la moglie inglese dello stesso autore (la baronessa Frieda von Richthofen) avrebbe intessuto una relazione, durata circa un anno e mezzo. Un tradimento scaturito dal fatto che la donna si recava tutti i giorni dall’amica Betty da Taormina a Castelmola in un tragitto scosceso e con la necessità di spostarsi con i servigi di questo mulattiere.
Insomma, galeotto fu un casolare durante un acquazzone per i due che si trasformarono nel gossip dei primi anni Venti del Novecento: un’epoca in cui tutto era scandalo ancor di più in Sicilia, figurarsi i dettagli di un rapporto extraconiugale, narrati poi al marito romanziere.
Le Scalazze furono costruite appositamente per portare i nobili in campagna lungo questo percorso e attraversano anche la “Grotta dei Monaci” che passa al di sotto di Monte Venere e dove si dice che sia stato sacrificato un bambino da una donna che è stata scaraventata e ammazzata da un serpente sul Monte Venere. In questa grotta, pare che i monaci seppellissero i loro tesori. Il suggestivo Monte Venere acquisisce questo nome perché ritrae la Dea della Bellezza e dell’Amore distesa e si trova al lato opposto del Duomo.
Un altro episodio storico che viene associato alle Scalazze e ai pionieri del turismo è quello di Lady Trevillian, che fu sposata con il dottore siciliano Cacciola che l’avrebbe avvelenata nel tempo con il cianuro per motivi politici (nell’eterna lotta tra due fazioni Topi e “Sucaroli” che succhiavano il sangue). La tomba di questa lady è situata in Contrada Francese.
Oltre al Monte Venere, le Scalazze collegano la piazza di Sant’Antonio anche a cinque Contrade. Castelmola ha diciotto contrade con 17 chilometri di territorio e 200 chilometri di strade con il 35% di popolazione al centro e il 65% suddivisi su questi 17 chilometri.
Altro itinerario è la Via dei Saraceni che è localizzata tra Castelmola e Taormina dove c’è la prima chiesa cristiana di questo comprensorio (che appartiene a Castelmola scendendo dal famoso “Bar Turrisi”) ovvero la “Chiesa di San Biagio” e c’è anche la vecchia Milia.
Quando i Saraceni assalgono Taormina, percorrono questa strada distruggendo la Vecchia Milia che era costruita sul Monte Mola e da qui il paese viene chiamato Castelmola. «Questo è un itinerario naturalistico molto interessante che, fino al 2019, portava a Castelmola da giugno a settembre migliaia e migliaia di turisti - sottolinea il Sindaco Russo -.
Poi si è bloccata l’economia con l’epidemia. Attualmente, è molto battuto però si registra il 70% in meno del bacino standard di viaggiatori stranieri». Andando a guardare gli elementi monumentali ed enogastronomici degli itinerari, la Piazza di Sant’Antonio è dedicata alla chiesa omonima ed ospita l’auditorium comunale. La sua superficie presenta una pavimentazione a mosaico di pietra bianca e lavica.
Della realizzazione del Castello di Mola si hanno poche notizie solo all’interno del Duomo, grazie alle lapide murata in cui campeggia una incisione che recita: “Questo castello fu costruito sotto Costantino, patrizio e stratega di Sicilia”. Questa struttura fortificata fu la capofila dell’apparato di difesa del messinese che abbracciava i castelli di Milazzo, Ficarra, Tripi, Castiglione e Francavilla. Si impose a metà del 1300 con Pietro d’Aragona con l’integrazione di mura di cinta mettendo sotto scacco i nemici che avrebbero voluto espugnarla.
Il Duomo di Castelmola o Chiesa Madre o di San Nicola di Bari si apre lateralmente alla piazza di Sant’Antonio sporgendo dunque sul versante dell’Etna e Taormina. Miscela varistili architettonici: dal Romanico al Gotico, dall’Arabo al Normanno. Dalla Chiesa Madre ci si collega alle catacombe sotterranee. San Giorgio che è il patrono di Castelmola trova il suo omaggio nel Duomo con una statua a lui dedicata. Ma ci sono altre due statue del ‘700: quella della Maddalena e della Madonna del Rosario.
La Chiesa di San Biagio ha subito un’operazione di restauro nel 2018. La sua natura è un inno all’imponenza di Dio perché sorge su una roccia, quasi predisposta ed orientata a parlare con l’universo. A pochi passi, nel piazzale adiacente, uno scenario che non ha eguali e che comprende l’Etna, Taormina e il Golfo di Naxos.
Infine, la Chiesa dell’Annunziata che è poco all’esterno dell’agglomerato urbano e risale al 1100. Fu edificata per volontà di Ruggero il Normanno che rispettò il voto fatto allaMadonna, dopo aver vinto la battaglia contro i Saraceni. Per visitare questa chiesa, bisogna appuntarsi che è fattibile solo in determinate cadenze annuali: durante la Festa dell’Assunzione della Madonna in cielo e tutte le prime due settimane di agosto.
Capitolo a parte merita quello delle attività di ristorazione, gelateria e pasticceria che sono delle eccellenze nel mondo quali il Ristorante Pizzeria “La Caverna” (100 metri prima di giungere alla Piazza Sant’Antonio e prima del Belvedere, da cui si domina la Sicilia). Un altro ritrovo di riferimento è l’”Antico Caffè San Giorgio”, la cui origine risale al 1700 come taverna dai monaci.
Ma diventa bar dal 1907 sulla piazza centrale, realizzato dall’antesignano del turismo cioè il cavaliere Vincenzo Blandano che ha inventato nel 1900 il vino alla mandorla (il Blandanino appunto) che è un prodotto tipico di questa area geografica ed è un bianco secco con aromi di mandorle, erbe, agrumi e caramello: in questo magico posto, si trova anche il libro dai Centomila Nomi;
il “Bar Turrisi” di cui abbiamo accennato la peculiarità di avere come icona l’organo genitale maschile nei diversi arredi e soprammobili: qui, si sono alternati personaggi che bramavano la libertà e la pace come Lawrence, Oscar Wilde, Thomas Mann e Goethe; la nota Pasticceria e Gelateria “I Pititti di Stefania” (in Via Papa Pio IX) che produce ottime granite all’anguria eall’arancia e il gelato alla cassata con la brioche e, per concludere, la Trattoria “Il Vicolo” (Via Papa Pio IX n. 26) a conduzione famigliare e cucina regionale tradizionale, dove si possono assaggiare particolari sughi a base di totani