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"1984" di George Orwell al Teatro Tina Di Lorenzo di Noto
Venerdì 13 (ore 21:00) e sabato 14 dicembre (ore 21:00) va in scena al Teatro Tina Di Lorenzo di Noto "1984", il nuovo adattamento teatrale del romanzo di George Orwell di Robert Icke e Duncan Macmillan, tradotto e diretto da Giancarlo Nicoletti.
Sul palco, per un'esperienza teatrale pronta a lasciare il pubblico senza fiato, Violante Placido, Ninni Bruschetta, Woody Neri, Silvio Laviano, Brunella Platania, Salvatore Rancatore, Tommaso Paolucci, Gianluigi Rodrigues e Chiara Sacco.
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Nella visione di Icke e Macmillan, "1984" mantiene intatta tutta la sua sconvolgente attualità, a metà fra thriller, storia romantica, grande letteratura e romanzo noir.
1984, o un anno di un futuro qualsiasi. Il mondo è diviso in tre superstati in guerra fra loro: Oceania, Eurasia ed Estasia. L'Oceania è governata dal Grande Fratello, che tutto vede e tutto sa. I suoi occhi sono le telecamere che spiano di continuo nelle case, il suo braccio la Polizia Mentale che interviene al minimo sospetto.
Tutto è permesso, non c'è legge scritta. Niente, apparentemente, è proibito. Tranne pensare. Tranne amare. Tranne divertirsi.
Insomma: tranne vivere, se non secondo i dettami del Grande Fratello.
Perfino i bambini sono diventati spie e così sono chiamati; la guerra è permanente, non importa contro quale nemico, e i teleschermi, insieme alle videocamere, controllano tutti.
Winston Smith, un uomo comune che lavora al Ministero della Verità, è solo un ingranaggio del sistema che tiene un diario clandestino in cui annota i suoi ricordi, le sue verità e le sue domande più profonde. Anche se non c'è "amore tranne quello per il Grande Fratello, non c'è lealtà se non quella verso il Partito", Winston si innamora di Julia, pur avendo paura che sia una spia pronta a consegnarlo alle torture del Grande Fratello. Nel disperato tentativo di vivere una vita normale, dovrà scoprire di chi e di cosa può fidarsi.
Note di regia di Giancarlo Nicoletti
1984 è un romanzo straordinario, profondamente complesso e affascinante, e probabilmente il capolavoro del Novecento più destinato a rinnovare di continuo la sua cifra di attualità nel tempo: non mi stupirei di leggere "vedi 1984" alla descrizione della voce "profetico" del dizionario. Ed è sulla base di questo presupposto che si è installato tutto il lavoro della regia e dei creativi per riuscire a portare in scena - rendendolo un'esperienza assai impattante di spettacolo dal vivo, sia nei significati che nel suo farsi sulla scena - il nucleo centrale del capolavoro orwelliano. "Il Grande Fratello sei tu, che osservi" fa dire Orwell dal personaggio di O'Brien all'antieroe protagonista Winston. In tempi di abbuffata voyeuristico-mediatica derivata dai canali di comunicazione e di auto-rappresentazione del sé sui social, sono parole che non potrebbero risultare più attuali.
Orwell scrive immaginando un mondo distopico - l'Oceania a trazione totalitaria del Partito - e creando un universo frutto della deriva socialista e tecnologica. Neanche lui poteva immaginare, probabilmente, che quell'intuizione si sarebbe prestata così tanto a rappresentare questo nostro presente post-ideologico che, archiviati i concetti di destra e sinistra per come ce li ha lasciati il Novecento, vede alla ribalta una nuova forma soft di dittatura, fatta di hi-tech, globalizzazione tradita, media e social [...] Quindi ho immaginato il futuribile, prendendo atto che la cifra profetica del discorso orwelliano, riletta con le lenti contemporanee, si presta ancora a raccontare noi e l'oggi, lasciandoci di nuovo sbigottiti, affascinati e sgomenti. E questo spero possa essere l'effetto finale sul pubblico, a cui verrà richiesto, ogni sera, di specchiarsi, farsi delle domande e di mettere continuamente in discussione l'autenticità degli eventi in scena. Confrontandosi, in definitiva, col vero nucleo del capolavoro orwelliano: l'ambiguità e gli interrogativi "Cos'è il reale? Cos'è la verità e cos'è una bugia? Siamo veramente in grado di distinguerne il confine, e cosa ci aiuta a farlo?". Che, nei giorni delle fake news, del "è vero perché l'ho letto su Facebook" e della realtà virtuale, sono interrogativi imprescindibili.
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