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Una visita nella villa a mare (abusiva) di Publius Annius, a Realmonte

Guida Sicilia Icona orologio più di un anno fa
Una visita nella villa a mare (abusiva) di Publius Annius, a Realmonte
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Costruita oggi, sarebbe subito da abbattere. Un mostruoso abuso edilizio a due passi dal mare. Anzi, proprio dall'acqua. Siccome però, la struttura di cui ci accingiamo a parlare è stata costruita in epoca romana, di straordinario tesoro si tratta.

La villa a mare di Publius Annius

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Costruita nei primi secoli dell'età imperiale, questa magnifica villa doveva essere una costruzione bellissima, ricca, decorata con cura e affacciata sul mare: una vera e propria "villa marittima" di età imperiale, costruita pochi chilometri a ovest dell'emporio commerciale dell'antica Agrigentum, nella baia tra Punta Piccola e Punta Grande, alla foce del fiume Cottone. Vicino alla zona della Scala dei Turchi, per intenderci.

Particolare del mosaico che ritrae Nettuno nella villa di Publius Annius

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Proprietario di cotanta villa fu Publius Annius, un importante esponente di una gens di Agrigento che era attiva nel settore dello zolfo. Una casa realizzata senza badare a spese, simbolo della ricchezza di Annius: finemente decorata al suo interno con raffinati mosaici e con terrazze che scendevano sino al mare, la villa vantava anche le tegole del tetto stampate con il monogramma delle sue iniziali.

Un coppo del tetto della villa di Publius Annius con impresso il monogramma del proprietario

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L'edificio era di enormi dimensioni, ma la peculiarità di questa villa Romana è sicuramente nelle sue terme. Quest'area della casa era stata finemente progettata: da un lato c'era la zona termale degli uomini, dall'altro quella delle donne. Al centro, invece, si trovava una grande cisterna che assicurava il rifornimento idrico, mentre ai lati c'erano i vestiboli (apodyteria).

Uno degli spogliatoi del doppio impianto termale vista mare della villa di Publius Annius

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Ma ciò che più colpisce di questa zona sono i mosaici che ritraggono Nettuno, nell'area degli uomini, e Scilla nell'area femminile. La figura di Nettuno, dio del mare, è stata ritratta a cavallo di un ippocampo mentre stringe in mano il tridente e attorno a lui nuotano eleganti delfini. Scilla, invece, è stata fatta di rosa mentre porta in mano un timone ed è circondata da mostri marini.

Particolare del pavimento musivo di uno degli spogliatoi delle terme: si vede Scilla (a sinistra) con il corpo tutto rosa che imbraccia un timone. Sotto si affaccia un mostro marino nero (a destra).

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Nel giardino si affacciava un peristilio con colonne in pietra arenaria che, secondo i reperti rinvenuti, erano dipinte di rosso e di nero. Resti di decorazioni e mosaici sono stati rinvenuti anche nel tablinum (la sala di rappresentanza), nelle camere da letto e soprattutto nel triclinium (la sala da pranzo). Lo stile utilizzato rispecchia quello della tradizione italica che era molto in voga in quegli anni e che richiama quello utilizzato da Antonino Pio a Ostia per le Terme di Nettuno.

Una casuale scoperta

La vasca di una delle piscine delle terme della villa di Publius Annius. Il bordo era ricoperto di marmi colorati.

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Era il lontano 1907 quando fu rinvenuta, casualmente, la villa romana di Publius Annius. Durante i lavori di scavo per la realizzazione della rete ferroviaria che doveva collegare Porto Empedocle a Siculiana sono venuti alla luce i primi reperti.

La villa romana di Realmonte

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La residenza, trovandosi proprio vicino al centro di Realmonte, fece spostare il tracciato ferroviario e nel 1908, grazie al soprintendente Antonio Solinas, l'edificio fu portato in parte alla luce. I lavori di scavo, però, poco dopo furono interrotti per essere ripresi tra il 1979 e il 1983, grazie agli archeologi dell'università giapponese di Tsukuba sotto la guida del celebre archeologo Masanori Aoyagi.

Masanori Aoyagi
Masanori Aoyagi, foto Wikipedia, CC BY 4.0

Come spesso è accaduto a tanti tesori siciliani, il complesso di Realmonte fu abbandonato per quasi vent'anni e, proprio come una qualsiasi villa abusiva, precipitato in uno stato di totale degrado. Solo agli inizi degli anni duemila si sono ripresi in mano i lavori e si è ricominciato il restauro finanziato dal Parco archeologico Valle dei Templi.

Oggi, grazie alle guide di CoopCulture, è possibile prenotare visite guidate che durano all'incirca un'ora e tramite appositi percorsi è possibile scoprire un sito archeologico unico nel suo genere.

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