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La Santuzza che bloccò l'epidemia a Palermo, è finita in "quarantena" a New York...

Guida Sicilia Icona orologio quasi 4 anni fa
La Santuzza che bloccò l'epidemia a Palermo, è finita in "quarantena" a New York...

Antoon van Dyck in un autoritratto del 1621

La Santuzza Rosalia che, fluttuante nell'aria, circondata da paffuti angioletti, intercede affinché Palermo sia liberata dalla peste, è rimasta chiusa dentro il Metropolitan Museum di New York. Tra le opere protagoniste della grande mostra organizzata per celebrare i 150 del MET, non potrà mostrarsi al pubblico a causa del Coronavirus fino a data da destinarsi...

Giovane, ambizioso e di grande talento, nella primavera del 1624 il pittore fiammingo Antoon van Dyck sta navigando verso la Sicilia, dove è stato invitato dal viceré spagnolo. Il pittore 25enne, sta affermando la sua carriera internazionale come ritrattista dell'aristocrazia, e ha già avuto un certo successo a Genova, a Londra e nella sua città natale, Anversa. La chiamata in Sicilia, gli sembra l'occasione giusta per una straordinaria svolta.

Particolare del ritratto del vicerè Emanuele Filiberto di Savoia dipinto da Antoon van Dyck a Palermo

Accolto a Palermo con grandi onori, Antoon ritrae Emanuele Filiberto di Savoia, ma poco dopo avviene il disastro: il 7 maggio 1624, nel Capoluogo siciliano iniziano a manifestarsi i primi casi di una pestilenza che presto ucciderà più di 10.000 persone, circa il 10% della popolazione della città. Il 25 giugno, il viceré che Van Dyck ha dipinto meno di un mese prima, dichiara lo stato di emergenza e cinque settimane dopo, muore anch'egli.

Antoon viene messo in quarantena. Da solo, in una città straniera, osserva con orrore la chiusura del porto e delle porte della città, gli ospedali che traboccano di malati, e il gemito afflitto che riempie le strada.

"Santa Rosalia intercede per la pestilenza di Palermo", di Antoon van Dyck

Mentre Palermo viene divorata dalla peste, una gruppo di francescani, in una collina davanti al porto, dentro una grotta, scoprono un mucchio di ossa che, secondo la commissione dell'arcivescovo, appartiene a Santa Rosalia, una giovane nobildonna vissuta secoli prima. Le reliquie di Rosalia vengono portate in processione per le vie della città e, miracolosamente, l'epidemia si attenua. I palermitani, riconoscenti, iniziano ad adorare la "Santuzza" e tutti insieme gridano "W Palermo e Santa Rosalia".

Van Dyck, finalmente fuori dalla quarantena, riconoscente verso i Palermitani (e verso la Santuzza), utilizzando la tela di un autoritratto quasi finito, dipinge la nuova protettrice che fluttua gloriosamente sulla città portuale devastata dalla malattia.

Metropolitan Museum di New York

Ebbene, proprio la grande tela dipinta dal pittore fiammingo, si trova al centro della grande mostra "Making the Met: 1870-2020" che, a partire della prossima settimana, avrebbe dovuto celebrare il 150esimo anniversario del Metropolitan Museum di New York. E invece, come ogni altro evento culturale della Grande Mela, è caduta vittima del coronavirus.
Chiuso il museo, ferma la mostra. Questa volta, sembra proprio che la "Santuzza" non sia riuscita a fermare l'epidemia. 

Il quadro al Metropolitan è una delle cinque tele della Santa dipinti dal pittore nei giorni della quarantena palermitana. Un anno dopo la fondazione, nel 1870, fu anche uno dei primi acquisti del Met che in questi giorni l'aveva messo in mostra. Se tutto andrà bene, il museo - chiuso il 13 marzo - prevede di riaprire a luglio, il mese del Festino di Santa Rosalia.

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